Saverio Bonato | Martina Camani | Gianni Cucovaz | Paolo Danese | Fabio De Meo | Elena Della Corna | Silvia Faresin | Valentina Furian | Andrea Grotto | Piero Martinello | Nero/Alessandro Neretti | Neutopica | Giulio Polloniato | Francesco Pozzato | Fabio Ranzolin | Giovanna Repetto | Gianna Rubini | Adelisa Selimbasic | Alberto Sinigaglia
con
Bar da Dino | Elena Agosti | ife collective | Il Salotto |
Contemporary Caring / Laura Rositani | Ubif
Quest’anno LAB a cura di Giulia Floris, attraverso il tema Riscrivere la mappa, pone l’attenzione sull’attività di mappatura che da ormai molti anni si lega in Italia all’ambito degli spazi indipendenti, cercando di fotografare con modalità sempre nuove la situazione di queste realtà, tanto sul territorio nazionale quanto in aree più ristrette, tanto da parte di soggetti terzi quanto dagli spazi stessi.
Gli spazi coinvolti:
1. viaraffineria, Catania
2. giardino project, Trepuzzi (LE)
3. UNPAE, Roccacaramanico (PE)
4. POST EX, Roma
5. NEUTRO, Reggio Emilia
6. co_atto, Milano
7. Casa Capra, Schio (VI)
Una traccia audio contenente una lettura ad alta voce
composta da Gianni Cucovaz e Farida Cavedon accompagna la mostra.
Clicca o inquadra il QR code per ascoltarla.
Saverio Bonato | Clouds
2018, basette ramate, 10×15 cm
Clouds è una serie di cartoline realizzate tramite cianografia e fotoincisione.
Questi metodi di stampa avvengono tramite l’esposizione diretta a contatto con la luce solare. Le foto impressionate sviluppandosi poi sotto acqua corrente si connotano da quel caratteristico colore blu di Prussia che dà nome a questa tecnica (dal greco antico kyanos = “blu”). Ed è proprio il rapporto con l’elemento fisico del cielo che si concentra il lavoro, andando a resettare i colori e le sfumature di differenti nuvole tratte da un archivio di dettagli estratti da opere di altri artisti come Mantegna, Ghirri, Tintoretto, Steiglitz, Turner.
Viene riprodotto qui lo stereotipo di cielo terso e blu in cui le nuvole diventano gli unici soggetti, protagoniste di un unico fondale che lega tempo e lo spazio tra le opere.
Martina Camani | parte di Angeli (La Sognatrice)
2019, ricamo a mano su stoffa
Angeli (La Sognatrice) è un’installazione che compone la serie Angeli – Animali dell’anima, realizzata a partire dalla scrittura di una sceneggiatura teatrale sugli animali nei sogni. Da questa, l’artista ha prodotto parte dei costumi e delle scenografie sotto forma di installazioni.
La Sognatrice è l’unico personaggio umano dello spettacolo, che si articola come un grande sogno con molteplici apparizioni animali; è colei che tesse le fila della storia, ci riporta significato e presenza del mondo animale indossando, attraverso la coperta, la simbologia di cui queste creature sono manifestazione.
Gianni Cucovaz | Assorbimenti
Registrazioni dell’attimo per attimo.
Gli assorbimenti rilevano in base alla temperatura e alla stagione gli umori del quotidiano. Elementi di rilievo di un agio o un disagio della natura e delle cose.
Una ricerca che accompagna Gianni fin da quando da bambino, vide gli umori del fieno sui cartoni che ricoprivano il soffitto della sua camera. Prima finestra che gli ha insegnato a distinguere le forme e leggere le cose del mondo.
Silvia Faresin
Liminal constellation o se Artemisia nella notte si specchia Ambrosia e viceversa
agosto 2022, acrilico su tela di cotone, 213 x 167 cm,
A. e A. sono due piante appartenenti alla famiglia delle Asteraceae, sono due singolari femminili, sono una guerriera, figlia di Artemide, che viene dal passato e vive nel futuro, sono insieme il cibo e la bevanda delle creature immortali che desiderano essere mortali.
Capita a volte che nel buio della notte A. si aggiri spettrale, tra le stanze della casa che abita, alla ricerca di qualcosa che non riesce più a ricordare.
Paolo Danese – Discoteca Clandestina
Radio Clandestina
2022, installazione sonora
Una misteriosa organizzazione apocalittica chiamata Discoteca Clandestina si impossessa di una vecchia radio per trasmettere il suo strano mix di dottrine escatologiche e musica Disco, provenienti da una realtà parallela dove il passato e il futuro sembrano fondersi assieme, creando cosí un nuovo presente.
Elena Della Corna
dalla serie Di Tutte Le Sue Merende
2020/2021, composizione di due elementi, scorza d’arancia essiccata e triturata, gelatina alimentare, pasta modellabile a base di bicarbonato, amido di mais, scorza di arancia passata fresca, additivi conservanti ed elasticizzanti, 26x14x18 cm ca.
Concepita durante il primo lockdown, in 27 giorni di permanenza e assistenza presso l’abitazione della nonna, Elena ha raccolto e messo ad essiccare le bucce di arance e mandarini di tutte le sue merende. Le scorze sono state lavorate eterogeneamente ricavandone polveri dalle diverse texture e consistenze, si è così attivato un laboratorio di sperimentazione casalingo in cui potevano entrare in gioco soltanto ingredienti reperibili nei negozi di prima necessità.
Fabio De Meo | Senza titolo
2020, sotto cristallina, 20 x 22 cm
La ceramica in mostra è la riproduzione di una fotografia di famiglia, un’immagine del quotidiano che diviene intima ricerca di quelle infinite relazioni fra le cose più distanti, di tutti quegli aspetti dimessi e apparentemente insignificanti di tutti i giorni che però riescono a rivelare l’impronta nascosta di un’epoca. In questo senso il quotidiano diventa il nostro abito informe, impossibile da osservare, così come noi stessi non potremmo mai guardarci dal di fuori.
Valentina Furian | MASCDV (N)
2017, scultura, stampa 3D PLA, 93 cm
MASCDV (N) è la traccia di una performance avvenuta nel 2017 in una fabbrica ai piedi del Monte Summano a Schio (VI).
Mi aspetto sempre che diventi vulcano attivava gli ambienti architettonici dell’azienda metalmeccanica Ugolini srl., ricercando l’immaginario mitologico della fucina di Efesto.
L’entità montuosa delle prealpi vicentine riecheggia agli occhi dell’artista come una sorta di chimerico presagio di un’imminente catastrofe naturale.
MASCDV (N) sosteneva il performer nella sua metamorfosi in Vulcano.
Andrea Grotto
Sul Blu d’Inverno. Avvolti da uno spazio profondo.
2017-2020, abiti in lana, fodera dipinta e ricamata a mano, rella in ottone lucidato.
Dimensioni variabili
Il paradosso del cielo buio di Olbers è considerato il più antico e discusso della storia dell’astronomia.
Questo lavoro nasce dunque dal desiderio di elaborare i termini della percezione visiva e sensoriale del fruitore, immaginando che si possa vestire con il colore del cielo, e si possa riscaldare con l’avvolgente oscurità del cosmo. Nello specifico il progetto vede la realizzazione di una serie di abiti d’artista, ognuno con una gradazione diversa di azzurro, risultato di una serie di campionamenti fotografici del cielo durante l’arco dei 4 mesi invernali. L’interno dell’abito, in antitesi con l’esterno, funge da contenitore di una grande mappa di costellazioni.
Piero Martinello
Ritratto di Santa Giuseppina Bakhita, santino 11 x 7 cm
Ritratto di devoto, stampa fotografica 11 x 8,5 cm
Dal capitolo Devozione – Santi e Devoti del volume Radicalia, 2016.
Santa Giuseppina Bakhita (1869-1947).
Nata in un piccolo villaggio del Darfur, fu rapita quando era ancora bambina dai mercanti di schiavi e ceduta al console italiano in Sudan per occuparsi di sua figlia. Bakhita e la bambina furono ospitate a Venezia in un istituto religioso gestito dalle suore Canossiane. In seguito Bakhita prese i voti e si trasferì a Schio, dove, durante la Prima guerra mondiale, svolse lavori umili: portinaia, cuciniera, aiuto infermiera.
La devozione verso la Santa nera si è allargata alle nuove generazioni di migranti.
Nella seconda foto un giovane appartenente alla comunità ghanese di Schio mentre partecipa al sacro rito domenicale in lingua inglese.
Nero/Alessandro Neretti | Time is the enemy
2006-2022, objet trouvé (cassetta in metallo verniciata, scatola in plastica, fili di rame, ferro), terraglia policroma, cartone, gesso, orologio digitale, temporizzatore, sistema vibrante, materiali misti, 30x46x16,5 cm
Classe 1980, cresciuto a pane e televisione, propone una bomba ispirata a centinaia di film e serie tv, in cui il nemico poneva, in contrapposizione al bene, l’esplosione di un ordigno.
Proponendo un orologio digitale a cifre rosse, contenuto dentro una valigetta esplosiva, l’artista narra lo scorrere del tempo; qui non c’è una deflagrazione finale, non abbiamo un countdown, ma una progressione numerica, il tempo che scorre inesorabile, con sinistri rintocchi vibranti ad ogni ora…
Dentro la fantasia del giovane si cela, ora, la paura dell’adulto. Time is the enemy.
Neutopica | Ricettario
2022, Libro d’artista rilegato a mano, edizione limitata
A cura di Edoardo Mozzanega
Progettazione Marta Meroni, Edoardo Mozzanega, Chiara Prodi
Progetto grafico Alex Piacentini
Con i contributi di Eleonora Ambrosini, Damon Arabsolgar, Vittoria Assembri, Elena Bastogi, Juri Bizzotto, Emiliano Albor Boscato, Angela Burico, Alice Consigli, Claudio Curciotti, Emma Cusinato, Miriam Del Seppia, Tørk Egeberg, Simone “il fornaio arcaico”, Gaia Ginevra Giorgi, Angela Grigolato, Asli Hatipoglu, Marie Kerkeling, Fulvia Larena, Annalisa Malerba, Andreina Manfron, Davide Marcianesi, Giuseppe Mongiello, Maria Montesi, Edoardo Mozzanega, Silvia Ontario, Nicolò Pagnanelli, Lucia Palladino, Davide Parolin, Aronne Pleuteri, Chiara Prodi, Marta Sponzilli, Annalisa Zegna.
Ricettario è un archivio che si innesta su un reperto di archeologia domestica: un libro incompiuto di ricette della nonna, rinvenuto nella prima casa che ha ospitato Neutopica, diventa il supporto per la raccolta di tracce e contributi delle artist3 che, tra il 2019 e il 2022, hanno attraversato la residenza artistica sperimentale.
Mettendo al centro dell’azione artistica la condivisione e l’ibridazione delle pratiche, la convivialità e i processi collaborativi, Neutopica è un laboratorio in cui ci si chiede continuamente: How to make it?
Così le ricette qui accumulate sono talvolta le istruzioni per ripetere una pratica artistica, altre volte la trascrizione di una pietanza preparata insieme: frammenti che compongono una storia insieme domestica e selvatica, fatta di incontri e di scambi di saperi.
Giulio Polloniato | Misunderstanding
Piatti: elementi in pastafrolla cotta a 200° su stampi in gesso.
Pane: elementi in ceramica refrattaria arricchita con ossidi di Manganese e Ferro, porcellana, engobbi. Cottura a 1260°. Dimensioni variabili
La composizione mette in parallelo tre coppie di oggetti dallo stesso significante, mediante però forme completamente differenti: Pane in ceramica e piatto di pane. Un’inversione di ruoli data dall’ironia e dalla volontaria mancata comprensione del processo produttivo delle due materie, andando ad avvicinare questi due materiali così simili per fattore di semplicità, alla ricerca di un terzo significante creato dalla somma dei due. L’oggetto apparentemente funzionale del piatto viene sradicato e messo nel piano verticale, connotandolo di un valore unicamente estetico, lasciando in primo piano assoluto il pane in ceramica, oggetto espressivo e carico di simbolismo.
Francesco Pozzato | Tiber (rolling water)
2019, Infradito
Il progetto si presenta come un’installazione che ha come protagonista il fiume Tevere, le sue acque e l’iconografia antica e contemporanea ad esso collegata.
L’installazione si compone di vari elementi tra cui anche un paio di infradito sulle quali è stata stampata la mano della statua colossale della Fortuna.
Questi componenti, quasi in veste di scenografia, risultano cristallizzati nell’interruzione di un flusso sia fluviale che temporale. In questo caso la parola “flusso” ha una doppia valenza, si riferisce sia all’originario fluire dell’acqua verso il basso, che al valore simbolico dello scorrere inesorabile del tempo. Realizzata all’interno della mostra personale In this sign, you shall lose a cura di Casa Capra all’interno dello Spazio Shed di Schio nel luglio 2019.
Fabio Ranzolin | Untitled (Self-portait)
2022, burro su superficie, intervento site-specific, edizione aperta.
Umido, spalmabile, colante, odoroso, unto, poroso, bagnaticcio, molle, gocciolante, morbido, grasso, viscido, oleoso, lucido, denso, vulnerabile e lubrificante.
Giovanna Repetto | Senza titolo
2022, vernice solida su specchio
Questo lavoro è parte di una ricerca work-in-progress sullo spazio dell’immagine e l’immagine dello spazio. L’azione consiste nell’oscurare le superfici riflettenti per mezzo di inchiostro indelebile e chiuderne il tempo di esposizione. I perimetri di queste superfici diventano archivi di immagini che non possono essere manipolate. Sono per lo più specchi che l’artista incontra in spazi pubblici e privati e che nel corso del tempo decide di chiudere per annullare la duplicazione dello spazio rimanendo così immersi nel reale. Lo specchio in mostra è da considerarsi aperto e registrante e verrà chiuso in seguito al disallestimento.
Gianna Rubini | Cadavre Exquis
2021, puzzle in scatola, istruzioni di gioco, 33x23x3,5 cm
Un puzzle fisico che prende forma da un iniziale collage digitale: un esplicito cadavere squisito surrealista che si è formato viaggiando e rimbalzando per tre mesi tra i dispositivi elettronici dell’artista, di Daniele Costa e di Annalisa Zegna, arricchendosi di un nuovo elemento ad ogni passaggio.
La ricerca è stata svolta durante il periodo di pandemia Covid-19 all’interno del progetto Dimore-Residenza d’artista Online a cura di GAI- Progetto Giovani di Padova.
Adelisa Selimbasic | Che stagione sei?
2022, 21 x 22 cm
Che stagione sei? fa il verso ai calendari sexy in cui il corpo della donna viene utilizzato come richiamo e viene ritratto in pose ammiccanti, spesso nude. Un gadget che dalla fine degli anni Sessanta si è imposto come fenomeno di costume, se solo consideriamo la notorietà del Calendario Pirelli in Italia. “Fare un calendario” era la modalità attraverso la quale le aspiranti show girls arrivavano all’apice della notorietà. Con questo calendario si vuole porre l’accento sullo sguardo relativo a questo immaginario della donna-oggetto e sostituirlo con una serie di immagini, una serialità mensile che sposta l’attenzione su corpi svincolati da regole estetiche che ne esaltano la perfezione.
Alberto Sinigaglia | Waterfall
2021, serie : Vanishing Sublime anno : 2021 tecnica : resina, pietre, smartphones dimensioni : 25 (h) x 18 x 13 cm
Attraverso Instagram noi utenti siamo mutualmente influenzati a ricreare la stessa fotografia di un luogo producendo un sovrapporsi di immagini tutte simili. Utilizzando il processo scientifico delle sezioni sottili normalmente utilizzato in geologia e archeologia “Waterfall” va a scavare in questa stratificazione di immagini. La scultura di resina è composta a partire da “campioni” di realtà (pietre) provenienti da paesaggi naturali precisi (vulcani-cascate-colline) e da smartphones, il medium con cui noi tutti contribuiamo a questo processo di accumulo, a questa’azione di copy/paste che sta conducendo il paesaggio verso una sorta di astrazione.
L’oggetto finale viene poi sezionato per produrre dei vetrini che vengono fotografati al microscopio petrografico. La scultura funziona come una matrice che genera della immagini completamente astratte. Vanishing Sublime è un acceleratore di astrazione che invita lo spettatore a mettere in discussione l’immagine ed il suo ruolo culturale.